L'oceano

"Mamma?" sussurro all'alba. C'era la luna nuova la scorsa notte, e ho trascorso le ore al buio ad ascoltare il fruscio delle foglie secche dietro il recinto, figurandomi i peggiori scenari possibili. Ogni scricchiolio che udivo era il recinto che si rompeva, ogni sfregamento erano gli Sconsacrati che alla fine trovavano un punto debole nel metallo.
Ora l'aria è grigia e umida. Striscio carponi e mi avvicino alla gabbia in cui è rinchiusa mia madre. E' là per terra, al centro,  talmente immobile che per un momento penso che sia morta e sul punto di ritornare. Bile e angoscia mi montano in gola, ma restano intrappolate. Ho bisogno di urlare, ma rimango in assoluto silenzio, la bocca aperta e i denti scoperti.
Le gambe si impigliano fra le gonne, pianto le unghie nel terreno e sono ormai a un passo dal recinto quando sento il Guardiano dietro di me. Mi volto a guardarlo e lo imploro. "E' ancora viva" gli dico, perchè lo so che è viva. Lui si dà un'occhiata alle spalle guardando nella bruma, quindi, vedendo che siamo soli, annuisce come per concedermi il permesso, e allora stringo le dita intorno al sottile metallo arrugginito del recinto, sentendo i suoi bordi freddi e appuntiti pungermi nei palmi.
"L'oceano" mormora mia madre. Con il movimento netto di uno schiocco gira di colpo la testa, e vedo che ha gli occhi sbarrati e persi nel vuoto, ma lucidi. Si trascina verso di me finchè le nostre mani non si uniscono attraverso il recinto.
"L'oceano, Mary, l'oceano!" Ora ha un tono incalzante, la sua bocca si muove veloce. Temo che il guardiano pensi che sia pazza, che si sia trasformata, e che decida di uccidermi, ma non riesco a ritrarre le mani, perchè la presa di mia madre è troppo forte.
"E' così bello, l'oceano" Continua a ripetere queste parole, e gli occhi le si illuminano di lacrime non versate. "L'acqua, le onde, la sabbia, il sale!" Inizia a scuotere il recinto, facendo oscillare da una parte e dall'altra le ondulazioni, agitando il metallo avanti e indietro. Mi stupisce che abbia tutta questa forza; sono ore e ora che la morte la sta divorando.
"Mi consuma" dice in un bisbiglio. Con un dito oltrepassa il filo metallico e mi accarezza il polso. "Bambina mia" mi dice "Non dimenticare, bambina mia" Le lacrime le scorrono dagli occhi, e dietro di me sento il Guardiano urlare, poi mia madre si accascia a terra e le sua dita scivolano via dalle mie.

Nell'istante tra la morte di mia madre e il suo Ritorno, smetto di credere in Dio.

Il Guardiano impugna in fretta l'estremità della corda legata alla caviglia sinistra di mia madre, e io mi defilo dal recinto. La corda passa attraverso un sistema di carrucole fissate a dei rami molto alti, e lui tira, mentre l'altra estremità della corda trascina mia madre fino al bordo della gabbia. Il Guardiano aziona una leva, si solleva un cancello e il corpo senza vita di lei scivola dentro la Foresta degli amori perduti.

"La Foresta degli amori perduti" di Carrie Ryan

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