Sirene

Mi avvicinai ancora e sbirciai tra gli alberi.
Zara. Scalza, indossava una gonna bianche che ondeggiava con il vento e una canottiera candida. Era talmente diversa da quando l'avevo vista indossare la gonna attillata, il top e i tacchi a spillo pochi giorni prima, che quasi ne fui sollevata. Un assassino non si vestirebbe di bianco per uccidere la sua vittima, giusto?
"Bellissima"
Voltai di scatto la testa verso Simon. La stava fissando, paralizzato, come se Zara fosse un pendolo perfetto che ondeggiava davanti a lui.
"E' bellissima, non è vero?"
Mi sentivo il viso in fiamme. Come poteva pensare una cosa simile in quel momento? Lui non era un adolescente in preda a una tempesta ormonale. Lui era Simon. Mister Meteorologia. Mister Scienza. Come poteva lui, soprattutto lui, lasciarsi trascinare dagli ormoni, dalle emozioni, o quello che era, con Caleb seduto a pochi metri di distanza?
E come potevo io, all'improvviso, pentirmi di non aver pensato di più al mio aspetto, quella mattina, così da ottenere lo stesso effetto ipnotico?
Vidi Zara andare a sedersi accanto a Caleb, scegliendo con cura uno dei grossi massi tra gli alberi. Si mise comoda di fronte a lui che ci dava le spalle. Non potevo vedere la sua espressione, ma dal modo in cui stava seduto, perfettamente dritto e immobile, era chiaro che non si sentiva a proprio agio.

"Sirene" di Tricia Rayburn

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